Harvin | Distributori Automatici Cannabis Legale | Blog | Situazione legislativa italiana cannabis legale 2020

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

Contattate Harvin per scoprire come grazie alla linea Harvin di distributori automatici di cannabis legale potete aumentare le vendite del vostro negozio e aiutarvi ad espandere i vostri orizzonti di business. Seguite anche il blog Harvin e le nostre pagine ufficiali su Facebook, Instagram e YouTube, per essere aggiornati con le ultime notizie su Harvin e sui nostri distributori automatici di cannabis legale.

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Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

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Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

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Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

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Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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Non è il punto di arrivo, questo è solo un punto di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima scossa all’assurdo muro di pregiudizi che ancora circonda questa pianta” ha scritto il senatore Matteo Mantero sulla sua pagina Facebook ufficiale il giorno in cui la legge è entrata in vigore, aggiungendo che “i produttori italiani di cannabis così come i negozianti potranno finalmente lavorare in modo più sereno“.

La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame, è stata anche regolamentata la tassazione sulla cannabis legale, che ora è assoggettata a “tassa di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto si applicano le “aliquote percentuali pari a 12€ per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa“.

Non è il punto di arrivo, questo è solo un punto di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima scossa all’assurdo muro di pregiudizi che ancora circonda questa pianta” ha scritto il senatore Matteo Mantero sulla sua pagina Facebook ufficiale il giorno in cui la legge è entrata in vigore, aggiungendo che “i produttori italiani di cannabis così come i negozianti potranno finalmente lavorare in modo più sereno“.

La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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Invece, grazie ad un testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, la confusione legale è stata risolta. La Legge di Bilancio 2020 infatti recita: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o da parti di essa come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, tritata o pellettizzata per uso industriale, commerciale ed energetico“.

Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame, è stata anche regolamentata la tassazione sulla cannabis legale, che ora è assoggettata a “tassa di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto si applicano le “aliquote percentuali pari a 12€ per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa“.

Non è il punto di arrivo, questo è solo un punto di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima scossa all’assurdo muro di pregiudizi che ancora circonda questa pianta” ha scritto il senatore Matteo Mantero sulla sua pagina Facebook ufficiale il giorno in cui la legge è entrata in vigore, aggiungendo che “i produttori italiani di cannabis così come i negozianti potranno finalmente lavorare in modo più sereno“.

La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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L’anno scorso infatti la Corte di Cassazione ha confermato lo status legale della cannabis light, riferendosi alla cannabis che contiene una percentuale molto bassa di THC, la sostanza psicotropa che produce il cosiddetto effetto ricreativo della cannabis. Secondo la legge e la conseguente decisione della sessione unificata della Corte di Cassazione, la cannabis contenente meno dello 0,5% di THC (il cosiddetto “principio drogante”) è legale. Purtroppo la Corte di Cassazione non ha aggiunto ulteriori dettagli, quindi non era chiaro se, oltre ad essere legale la vendita di marijuana light, fosse legale anche il consumo della stessa da parte di un pubblico sempre più vasto di consumatori..

Invece, grazie ad un testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, la confusione legale è stata risolta. La Legge di Bilancio 2020 infatti recita: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o da parti di essa come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, tritata o pellettizzata per uso industriale, commerciale ed energetico“.

Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame, è stata anche regolamentata la tassazione sulla cannabis legale, che ora è assoggettata a “tassa di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto si applicano le “aliquote percentuali pari a 12€ per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa“.

Non è il punto di arrivo, questo è solo un punto di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima scossa all’assurdo muro di pregiudizi che ancora circonda questa pianta” ha scritto il senatore Matteo Mantero sulla sua pagina Facebook ufficiale il giorno in cui la legge è entrata in vigore, aggiungendo che “i produttori italiani di cannabis così come i negozianti potranno finalmente lavorare in modo più sereno“.

La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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E’ stata una lunga battaglia, ma finalmente a partire dal 1 gennaio 2020 la cannabis legale è finalmente legale in Italia, questa volta davvero. La cosiddetta cannabis light era legale anche prima di quest’ultimo emendamento alla legge italiana, ma la pressione costante esercitata sul crescente mercato della cannabis light dai politici che si sono alternati al governo ha creato molta confusione nel corso del 2019, al punto che le sezioni unite della Corte di Cassazione italiana ha dovuto deliberare in merito argomento all’inizio dell’estate 2019 per chiarire la situazione.

L’anno scorso infatti la Corte di Cassazione ha confermato lo status legale della cannabis light, riferendosi alla cannabis che contiene una percentuale molto bassa di THC, la sostanza psicotropa che produce il cosiddetto effetto ricreativo della cannabis. Secondo la legge e la conseguente decisione della sessione unificata della Corte di Cassazione, la cannabis contenente meno dello 0,5% di THC (il cosiddetto “principio drogante”) è legale. Purtroppo la Corte di Cassazione non ha aggiunto ulteriori dettagli, quindi non era chiaro se, oltre ad essere legale la vendita di marijuana light, fosse legale anche il consumo della stessa da parte di un pubblico sempre più vasto di consumatori..

Invece, grazie ad un testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, la confusione legale è stata risolta. La Legge di Bilancio 2020 infatti recita: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o da parti di essa come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, tritata o pellettizzata per uso industriale, commerciale ed energetico“.

Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame, è stata anche regolamentata la tassazione sulla cannabis legale, che ora è assoggettata a “tassa di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto si applicano le “aliquote percentuali pari a 12€ per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa“.

Non è il punto di arrivo, questo è solo un punto di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima scossa all’assurdo muro di pregiudizi che ancora circonda questa pianta” ha scritto il senatore Matteo Mantero sulla sua pagina Facebook ufficiale il giorno in cui la legge è entrata in vigore, aggiungendo che “i produttori italiani di cannabis così come i negozianti potranno finalmente lavorare in modo più sereno“.

La deliberazione introdotta dal recente emendamento alla Legge di Bilancio del Senato per il 2020, infatti, è un piccolo ma decisivo passo per un Paese che era precipitato nel caos totale sulla regolamentazione della cannabis light, soprattutto a seguito delle posizioni assunte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

La nuova legislazione italiana sulla canapa legale è un’ottima notizia anche per Harvin e per tutti i nostri attuali e potenziali clienti, in quanto ora non ci saranno più paure o dubbi nell’adozione e nell’inclusione nei negozi di tutta Italia dei nostri distributori automatici di cannabis legale e CBD.

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L’anno scorso infatti la Corte di Cassazione ha confermato lo status legale della cannabis light, riferendosi alla cannabis che contiene una percentuale molto bassa di THC, la sostanza psicotropa che produce il cosiddetto effetto ricreativo della cannabis. Secondo la legge e la conseguente decisione della sessione unificata della Corte di Cassazione, la cannabis contenente meno dello 0,5% di THC (il cosiddetto “principio drogante”) è legale. Purtroppo la Corte di Cassazione non ha aggiunto ulteriori dettagli, quindi non era chiaro se, oltre ad essere legale la vendita di marijuana light, fosse legale anche il consumo della stessa da parte di un pubblico sempre più vasto di consumatori..

Invece, grazie ad un testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, la confusione legale è stata risolta. La Legge di Bilancio 2020 infatti recita: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o da parti di essa come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, tritata o pellettizzata per uso industriale, commerciale ed energetico“.

Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame, è stata anche regolamentata la tassazione sulla cannabis legale, che ora è assoggettata a “tassa di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto si applicano le “aliquote percentuali pari a 12€ per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa“.

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Oggi in Italia sono oltre un migliaio i negozi che vendono cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto non proibiva né consentiva questa attività. La legge 242 del 2016 regolava infatti la vendita di canapa per uso alimentare, tessile e così via, con un margine di tolleranza per il principio THC, quello psicotropo, che arrivava fino allo 0,6%. Non si parlava di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo scopo, rimanendo al di sotto di tale soglia. Ettari di terra sono stati coltivati ​​a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai trasformatori, ai rivenditori. E come evidenziato da un recente studio, l’apertura di negozi di cannabis light in Italia avrebbe provocato un calo del 14 per cento nel giro d’affari delle mafie, che sarebbe calato di oltre 100 milioni di euro l’anno.

Ma i politici Salvini e Meloni hanno sempre denunciato la vendita di questa “droga di Stato”, cercando di affondare il settore a suon di proposte di legge e manifestazioni nelle piazze di tutta Italia. Ma c’era un errore di fondo nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Corte di Cassazione, una sostanza con THC uguale o minore allo 0,5% non ha potere drogante, ed è quindi legale e lecita. “La droga venduta dal Parlamento ai nostri figli” denunciata da Salvini in realtà è una sostanza psicotropica solo di nome, ma che di fatto ha il potere di una tisana.

Non solo i consumatori ma anche e soprattutto produttori e commercianti si sono trovati dall’oggi al domani in difficoltà con la legge a seguito dell’insensata spinta proibizionista delle destre italiane, la cui unica spiegazione possibile può spiegarsi solo nella disperata ricerca del consenso all’interno di un elettorato poco informato sulla questione.

La campagna proibizionista dei partiti di destra ha avuto un impatto sul giovane mercato in crescita della cannabis legale in Italia: molti produttori e distributori hanno chiuso le loro attività e importanti fiere della cannabis come Canapa In Mostra (Napoli) e 420 Hemp Fest (Milano) sono state cancellate nel 2019, in attesa che si realizzasse un quadro giuridico positivo.

Nel frattempo, il 26 dicembre 2019, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato, seppur con molte poste in gioco, che non è più reato coltivare cannabis in casa se in quantità minime e solo per uso personale – e la sentenza era relativa alla coltivazione di piante di cannabis ricche di TCH. Secondo i giudici della Corte di Cassazionele attività di coltivazione su piccola scala svolte in forma domestica non costituiscono reato“. Se, raccomandano, “il numero esiguo di piante e la piccola quantità di prodotto ottenibile sembrano essere destinati esclusivamente all’uso personale“.

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L’anno scorso infatti la Corte di Cassazione ha confermato lo status legale della cannabis light, riferendosi alla cannabis che contiene una percentuale molto bassa di THC, la sostanza psicotropa che produce il cosiddetto effetto ricreativo della cannabis. Secondo la legge e la conseguente decisione della sessione unificata della Corte di Cassazione, la cannabis contenente meno dello 0,5% di THC (il cosiddetto “principio drogante”) è legale. Purtroppo la Corte di Cassazione non ha aggiunto ulteriori dettagli, quindi non era chiaro se, oltre ad essere legale la vendita di marijuana light, fosse legale anche il consumo della stessa da parte di un pubblico sempre più vasto di consumatori..

Invece, grazie ad un testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, la confusione legale è stata risolta. La Legge di Bilancio 2020 infatti recita: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o da parti di essa come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, tritata o pellettizzata per uso industriale, commerciale ed energetico“.

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Secondo i dati, l’introduzione della tassa sulla biomassa di canapa porterà allo Stato già nel 2020 entrate per oltre 500 milioni di euro all’anno, cifra destinata a crescere con l’aumento del settore. Coltivatori e commercianti, oltre che consumatori, potranno stare un po ‘più rilassati, con la certezza che questa normativa è solo l’inizio di un percorso volto a portare sempre maggiore chiarezza, tutela e regolamentazione del mercato della canapa leggera in Italia.

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